22 Mar Life Style Made In Italy. Marco Zorzetto: questione di “Kimika”
Marco Zorzetto, cantautore triestino, ma romano d’adozione, ci presenta il suo nuovo album “Kimika“. Quando talento e professionalità permettono ad un indipendente di regalarci lavori da major!
Tante soddisfazioni, sono già arrivate per Marco e il suo bellissimo album: successo su youtube e in giro per l’Europa ed un prestigiosissimo premio internazionale come miglior album pop dell’anno (notizia in anteprima!), che porterà il cantautore triestino a rappresentare la musica Made in Italy oltreoceano.
E quando si tratta di Made in Italy, noi siamo sempre sul pezzo, così lo abbiamo incontrato per cercare di scoprire i segreti di quello che ci auguriamo possa diventare giorno dopo giorno un grande successo.
Ascoltando il tuo album “Kimika”, abbiamo notato che viaggia su due binari: l’amore e lo Stato, due temi fortemente attuali, che permeano profondamente le nostre vite. Qual è il messaggio che vuoi dare a chi ascolterà il tuo disco?
“I messaggi sono tanti, perché voglio, partendo dalle mie esperienze, portare messaggi positivi che possano riaccendere la speranza in chi per vari motivi, delusioni d’amore, scelte sbagliate, uno Stato che non lo rappresenta, ha bisogno di una parola di conforto, di poter pensare che c’è sempre una via d’uscita. È per questo che ho scelto di affrontare temi estremamente attuali e di interesse comune, dai più impegnati come società, situazione attuale dello Stato, ai più leggeri come l’amore, ma mettendoci sempre qualcosa di me, Marco Zorzetto.
Non a caso il filo conduttore che lega tutte le canzoni di Kimika è il viaggio, che io ho intrapreso tanti anni fa trasferendomi da Trieste, mia città natale, a Roma. In tutto questo tempo ho raccolto esperienze e sensazioni che, dopo un lavoro di circa due anni e mezzo, ho tradotto in questo album che è il mio primo vero album da cantautore.”
Si, infatti, l’elemento sociologico nei tuoi testi è molto forte, come quando ad esempio parli di scelte, dicendo che “una scelta non è mai singola”. Cosa vuoi esprimere con questa frase?
“Una scelta non è mai singola perché, quando si fa una scelta, inevitabilmente questa avrà delle conseguenze e quindi si innesca una specie di effetto domino. È come se fosse una strada con dei bivi che si diramano sempre di più e oggi, con il casino che c’è nella società, la strada è più tortuosa che mai!”
Musicalmente ci trasporti in un mondo in cui la musica è gioia: si ha come l’impressione di ballare in un girotondo intorno al mondo e si scorgono rimandi ad una musica italiana cantautoriale con contaminazioni pop di respiro internazionale. C’è qualcuno in particolare a cui ti ispiri?
“I miei grandi maestri sono i cantautori di una volta, tutt’ora leggenda. In particolare io mi ispiro a Ivano Fossati, l’ho sempre studiato e ho imparato molto da lui, sia per quanto riguarda il modo di scrivere che quello di interpretare le canzoni. Secondo me lui è un punto d’arrivo, anzi è inarrivabile proprio!
Mentre per quanto riguarda il sound, mi ispiro a sonorità che non sono italiane. I Cold Play sono molto vicini a ciò che piace a me, e in “Kimika” mi sono ispirato al loro tipo di sound, cercando di conciliarlo con quello più tipicamente italiano. E forse ho raggiunto l’obiettivo, visto che proprio con il video di Kimika, il brano che dà il titolo all’album, sono stato fino a qualche settimana fa tra i venti video più visti in Russia. In Albania mi trasmettono regolarmente nella prima radio del Paese, Radio Travel, l’equivalente della nostra RTL e adesso sono al 186° posto della chart europea di musica indipendente. E non è finita qui: vi annuncio in anteprima che Kimika ha vinto l’Akademia Music Awards 2016 come migliore album pop, e verrò premiato il 21 Aprile a Los Angeles.
A questo proposito, vorrei ringraziare tutto il mio team per il duro lavoro fatto. Pur essendo degli indipendenti abbiamo realizzato l’album con una cultura da major: è interamente composto da persone che hanno sempre lavorato a progetti molto importanti: gli arrangiatori e gli autori con cui scrivo sono professionisti di primo livello, qualcuno è stato anche premio della critica al Festival di Sanremo; sono autori che hanno scritto per tantissimi cantanti italiani, come Il Volo, e stranieri. Persone che danno sempre quella spinta in più, necessaria per poter arrivare a produzioni più interessanti e al grande pubblico.
Sempre in quest’ottica, abbiamo puntato ad avere un’elevata qualità in fase di masterizzazione, da cui volevamo ottenere un suono caldo che solo l’analogica sa dare. Per questo ci siamo rivolti all’Elephant Mastering Studio, uno dei più interessanti a Roma per questa tipologia di cose. “
La gioiosità che esprimi nella tua musica contrasta con l’uso un po’ noir che fai di trucco e sangue nelle foto e nei video, come se in te ci fosse una doppia anima. A cosa è dovuto questo dualismo e come si concilia nella stessa persona?
“Sono assolutamente dicotomico in tutto ciò che faccio (sorride)! Ho un doppio animo e ritengo che entrambe le facce della medaglia mi completino e mi rappresentino in maniera totale. C’è sicuramente un lato gioioso che riesco ad esprimere nella mia musica, nel modo in cui scrivo, nella scelta degli arrangiamenti, mentre il lato più “oscuro” viene fuori nella parte visuale… infatti mi diverto molto a sperimentare nei video!
In modo particolare, con il video di Kimika, ho voluto puntare sull’espressività e ho voluto mettermi per la prima volta al centro del video senza troppi fronzoli ed elementi scenici aggiuntivi. Solo la mia faccia, con delle “sporcature” di colore, tra cui il rosso a richiamare il sangue e la mia passione per le serie TV che parlano di vampiri (da Buffy a The vampire diaries).”
In effetti, tra tutte le canzoni dell’album, Kimika sembra essere quella più cupa, è stata una cosa voluta?
“L’intento con cui ho scritto questa canzone è quello di adattarsi all’ascoltatore, un po’ come fosse un vestito: può essere cupa oppure piena di speranza a seconda dello stato d’animo in cui ci si trova al momento dell’ascolto.”
Ne “I giorni senza”, la nostra canzone preferita del tuo album, lo stile sembra più ricercato nelle armonie e melodie, è solo un’impressione oppure è frutto di una scelta ben precisa?
“Probabilmente è anche la mia canzone preferita, senz’altro quella che mi sta più a cuore. La maggiore ricercatezza è stata un qualcosa di voluto, perché “I giorni senza” ha una genesi molto lunga ed è stata presentata al Festival di Sanremo.
Questa canzone è stata scritta per Claudia D’Ottavi da me, da Alessandro Camponeschi, mio coautore per moltissimi brani e da Pino Romanelli, famosissimo e bravissimo autore, tra gli altri, di Patty Pravo e Giusy Ferreri.
Fin dal primo momento l’ho sentita così mia che, dopo l’esperienza sanremese, ho voluto reinterpretarla unendola alle emozioni di un viaggio in Kenya, dove ho girato io stesso, in maniera molto amatoriale, le sequenza che sono diventate il video de “I giorni senza”.
Ho tentato di coinvolgere le persone del posto, con i loro visi, perché il loro modo di vivere la vita si sposa perfettamente con il messaggio della canzone: quando non c’è niente, non ci sono valori, non c’è più nulla a cui aggrapparsi, ci sono persone che hanno ancora la speranza e una forza incredibili… pur avendo poco rispetto a noi occidentali riescono a sorridere e ad essere, forse, anche più felici. Questo è ciò che mi sono portato via da questo viaggio e credo che mi rimarrà nel cuore per tutta la vita.”
Visto il tuo doppio ruolo di cantautore e produttore, cosa ne pensi del mondo musicale in Italia, l’unica possibilità per emergere in questo campo sono i Talent show?
“Sono d’accordo con le ultime dichiarazioni rilasciate in merito da Red Ronnie: i talent show hanno indubbiamente fatto conoscere bravi artisti. Per me un esempio su tutti è Marco Mengoni: artista con grande un talento innato (senza dubbio la base per fare qualsiasi cosa) con l’intelligenza di sapersi gestire molto molto bene, senza farsi schiacciare dalla macchina mediatica.
Purtroppo, invece, è un po’ quello che abbiamo visto accadere alla maggior parte degli artisti che escono dai Talent, che prima ancora di iniziare sono già finiti, artisticamente parlando. Un esempio recente è Michele Bravi, vincitore dell’edizione del 2015 di X Factor… e mi chiedo come si possa non coltivare un artista del genere, che ha vinto una competizione a livello nazionale, che sicuramente ha qualcosa in più!
Tanto vale tornare ai metodi tradizionali, quando talent scout e produttori andavano ad ascoltare nei locali la musica dal vivo in cerca di talenti. Fortunatamente, ora c’è un minimo di bilanciamento, con produttori o manager che cercano talenti nella musica indipendente, nonostante i Talent show rimangano molto forti.
Questo è anche quello che un po’ sta succedendo a me: sono arrivato a produrre questo album grazie a qualcuno che ci ha creduto e mi ha dato una mano a far diventare il mio progetto realtà. Come tutti i lavori anche in campo musicale il team è fondamentale, se è coeso, si riesce a raggiungere gli obiettivi altrimenti non si va da nessuna parte.”
Come scrivi una canzone?
“A me piace molto partire da un argomento e poi svilupparlo come si farebbe con un libro, seguendo un filo conduttore, che renda la canzone facilmente leggibile dall’inizio alla fine. Poi, quando sono realmente soddisfatto di quello che ho detto e di come l’ho detto, allora riesco ad agganciarci una melodia e un giusto arrangiamento, cosa che mi viene in assoluto più facile.
L’altra cosa che cerco sempre di fare è mantenere fra tutti i brani di uno stesso album una certa coerenza stilistica e acustica, per evidenziare che è tutto parte di uno stesso progetto musicale che è stato curato con professionalità, dedizione, cuore. Cosa che spero essere riuscito a trasferire in Kimika, dove tutte le sensazioni che ho raccolto nel mio viaggio, tutti i sentimenti e i desideri di sfogo, alla fine, non sono altro che una questione di chimica.”
A cura di Cinzia Carcione e Roberto Teofani
http://lifestylemadeinitaly.it/marco-zorzetto-questione-kimika/